al_qantar, 23/12/2008 17:49:
Se venisse il vento
sotto queste ali,
se venisse il vento…
anche qui, caro Sebastiano, la formula dei tre versi mi porta alla struttura metrica dell'haiku, quindi asciugherei il primo eliminando il "Se" che non è indispensabile in quanto il verbo lo sottintende; al secondo verso inserirei l'azione ed eliminerei "queste", ma tu mi dirai:
queste sta ad indicare che mi riferisco alle mie ali...
ed ecco la soluzione: un "
mi udisse" al terzo verso, dove il cambio del verbo implica una speranza che si fa quasi preghiera e il "mi" riporta tutto il discorso all'io parlante:
venisse il vento
a spingere le ali,
mi udisse il vento...
Che ne dici?
A me piace molto il senso di sospensione, ed il lettore non può non completare con il senso di quei puntini, cioè (a mio parere):
quanto è difficile volare dove l'aria sembra opporre resistenza quando si è stanchi di lottare per raggiungere un sogno ad alta quota!
Avrei bisogno di un vento che mi sollevi perché vorrei volare, elevarmi lontano dalle costrizioni dei percorsi quotidiani, oh, se la forza immensa di un soffio animato potesse esaudire il mio desiderio di salire in alto e perdermi nell'azzurro, libero di essere me stesso!
...Ma il vento dov'è? Esaudirà il mio desiderio, o è esso stesso solo un vagheggiare della mente? Dovrò solo rasentare questa terra, e tra curve e sassi camminare?
Io l'ho letta così.
Ciao.
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)