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Diario di un'avventura poetica

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2009 10:30
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18/01/2009 19:46
 
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L'evento decisivo, quello che cambiò molte cose nella poesia e nella mia vita, fu sicuramente il mio primo contatto diretto col pubblico.
Dopo la pubblicazione di quella poesia sul quindicinale "Settegiorni"
di cui parlavo prima, non feci più niente (nel senso del pubblicare)
e la cosa sarebbe rimasta un fatto isolato se un giorno, leggendo il quotidiano "La Sicilia" non avessi scoperto che quella sera, in un centro culturale, "La Crisalide", una poetessa dava un recital di sue poesie.
la cosa ovviamente mi interessò parecchio, per cui alle 20,30, con qualche poesia mia (nel caso avessi avuto modo di farle leggere a qualcuno) ci andai.
Che strana la sorte però! quella sera, la signora poetessa non potè intervenire per un malore improvviso ed il prof Coppone, direttore artistico del Centro, non sapeva più che fare. Quando si calmò, timidamente mi presentai e gli chiesi, appena avesse un pò di tempo, di dare una guardata alle mie.
Ma che pò di tempo, guardò, rapidamente e gli brillarono gli occhi ed io non potevo capire quel brillio. Si alzò in piedi, usci dalla stanza dove eravamo ed entrò nel salone dove c'erano una ottantina di persone in attesa ed annunciò l'inconveniente capitato alla signora, ma il problema non si poneva perchè in sala c'era un giovane poeta di gran talento e lui stesso avrebbe letto alcune delle sue poesie. In verità io ero più contento di lui che aveva risolto e mi andai a sedere tra il pubblico.
"Signore e signori, è con grande piacere che vi presento Sebastiano Patanè, poeta."
Dire che stavo per svenire è niente, cercai nelle mie conoscenze esoteriche la formula per rendermi invisibile e sparire, o andare indietro nel tempo e cambiare la storia, invidiavo le mattonelle i quadri appesi volevo essere un oggetto, una cosa qualsiasi ma non io, in quella situazione, mentre quelli applaudivano ed il prof mi indicava e mi invitava a venire. In quel momento ero alto un centimetro e mezzo eppure quelli mi vedevano! Mamma mia quant'erano brutti!

L’infinito ti mostrerà i miei occhi

Vorrei,
nell’ansia del tramonto,
essere lacrima di sole
e scivolare su di te, mare notturno,
nero oceano incomprensibile.
Ti bagnerò col mio dolore
e tu capirai
e chiederai al mondo di me.
Dietro l’Europa che dorme,
mi vedrai nell’aria
gocciolante di ricordi
e chiederai, per me, amore.
E ti risponderà,
con fasci di luna, l’infinito,
mostrandoti i miei occhi.

Ecco la prima poesia che lessi mentre tremavo come un terremoto.
Dio mio quant'era lunga, non finiva mai e quando finì mi applaudirono.
Ne lessi altre sei, quindi sette in tutto e sopravvissi.

Ecco da questo evento cominciò tutto.

Il brano fa parte di una raccolta di poesie d'amore scritte tra gennaio e marzo dell'83 ed questa prima lettura e dell'aprile dello stesso anno.
[Modificato da al_qantar 15/05/2012 09:54]
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