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Vladimír Holan

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2009 08:48
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28/10/2009 08:48
 
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da In progresso


INCONTRO I

Dove va quella bambina?
Con i capelli che la riga divide
su rate di strappati orecchini,
con la pagella del primo semestre di ingiustizie
e zoccoli suolati di bara -
va dal sesso cieco di un'aliena canzone
verso un'ancòra lontana, indelicata,
astiosa notte dei semi
sulla terra così dura dei sentimenti umani.

Dio stesso ha navi tatuate, e basta...


IL LAMENTO DEL MORTO

Solo per un momento ho potuto tornare dai miei cari.
Che quelli fossero i luoghi
lo confermò il pontile dove affittano le barche
e fui presto al villaggio.
Il vento assisteva l'aria fino alle maniche del salice.
Era domenica, erano tutti nel frutteto
e solo mia sorella stava portando il latte giù in cantina.
Non mi sfiorava nemmeno l'idea di spaventarli.
Ma poiché non credevano che fossi veramente io
non ebbi bisogno di dirgli che ero vivo.
Tutto s'assottigliò fino a svanire
tra gridi di mammole e di viole
e davanti a me dileguarono in polvere la ragnatela-paesaggio,
il rosolaccio, la luce della luna
e la sveglia sopra il muro del cimitero...


GIÙ PROFONDO

Fra stelle e parole non mancano contatti...
Ma giù profondo di fronte alla colpa ereditaria della morte,
lì dove donne nell'averno spalancano l'amore
che un semplice sussurro profana,
all'amante sono serve le ali, ai
genii il serpente...


IN UN CIMITERO DI VILLAGGIO, VICINO AL MURO DEI SUICIDI

Qui dove la gramigna bacia le foto dei defunti
e la suora delle lapidi ha il gesto calvo del marmo
nello schiamazzo delle oche... ah sì, proprio ogni cosa qui
parimenti testimonia che l'uomo non è stato creato
ma fatto. Anche le cose sono fatte, e basta.
L'uomo, e le cose fatte per ammonire i morti!
Le cose aspettano. L'uomo ha presentimenti.
Implorano. Resiste.
Invecchiano e sopravvivono. È immortale e perisce.
Le cose sono abbandonate e lui è solo
e non lo è più soltanto
quando contro se stessa si rivolta la vita...


EODEM ANNO PONS RUPTUS EST

La gioia!
Esiste, esiste veramente, esiste in realtà!
E lui l'ha provata, e non quella impietosa
che ci cade addosso con così sùbita violenza
da spegnere in noi il fuoco che nessuno custodisce
o come vertigine che alla luce doppia dell'ironia
porta a noi la bottiglia, e scarpine che muovono alla danza
oh no, la sua gioia era sommessa, semplice, senza motivo,
non affidata per un attimo ma piuttosto donata,
gioia dell'uomo che passa sopra il ponte e
continuerà a cantare...
Ma basterebbe che il vento
gli gettasse sulle spalle una foglia secca
e il ponte, di colpo, non reggerebbe il peso...


NEL MINIMO INCATENAMENTO

Mi si accostò proprio mentre il tram
arrivava al capolinea...
Indicando sotto i sedili
disse con un sorriso: « Guardi,
qualcuno ha scordato una galoscia, una sola!...»
Vidi infatti la sua cava misura, e immaginai
il piede inzuppato che sguazzava nel fango,
ma quello, già con voce allegra, aggiunse:
« L'uomo è così immodesto che vive tra sé e sé
e intanto si lamenta dell'abisso,
si costruisce due tombe addirittura,
una per il corpo e l'altra per il nome,
solo per salvarsi nei ricordi dei nipoti,
e solo a volte e quasi inconsciamente
resta dì lui qualcosa di inutile, dimenticato,
ma è proprio questo ad alleviargli
quel secondo, contemporaneo viaggio nell'eterno... »


PRESTO DI MATTINA

Basta uno stoppino di grasso vegetale e la sua piccola, aromatica fiamma
perché al buio venga l'itterizia, alla tenda che si gonfia sulla strada
l'orzaiolo della stella, e al tempo lontananze
che come lontananze su una statua
misuri solo dalla paura che prova della gente...
È l'ora che il malato
sfoglia il libro adamantino delle ossessioni
e da lui a lui si presentano i morti,
i morti parlanti che di colpo, nel discorso,
si ricordano della musica e diventano muti.
Ma che musica è mai se chiama l'alba,
la ritirata della follia, l'ascesa vigorosa
di tutti i parafulmini che, di fronte, i vivi
mettono proprio sopra le latrine?


IN CUCINA

Manchi da quasi un anno... Entrare ti faceva paura...
E quando lo hai fatto, il vuoto un tempo implorante,
poi disdegnato, sùbito ti ha preso in odio
e con ostinazione esige che tu sconti
la tua presenza con la tua presenza...
Qui tutto va a tua infamia:
il linoleum, le fascine per accendere il fuoco, la mosca rinsecchita,
la muffa del pane, l'aceto forte delle crepe
e l'acetosella delle macchie e la concia del tempo rattrappito
e le ragnatele che sbavano dai roccoli degli angoli
e giù giù il silenzio, dove brilla
solo nel fondo, proprio lì, la luna...
Ma in mezzo a tutte queste cose (con crudele
certezza, con la più comune e dunque più segreta
e come perpetua certezza) scorgi all'improvviso
una tazza da caffè con tracce di rossetto
dove per l'ultima volta, posandosi, si strinsero
le labbra di chi ti ha lasciato...




nel blog di Giacomo Cerrai, potete leggere altro di questo autore
_______________________________
Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world

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