I
stringo la casa
dall'orlo della vasca alle maniglie
per basi, altezze, profondità
e piango perché se n'è andata una nonna
che insegnava a toccare l'infinito
non si piange mai per una cosa sola
così mi attacco ai bordi per portarli via
eccentrici come nel mio sogno
II
piangerò per i difetti della lavatrice
la crepa sul soffitto
per quel corrimano umido ad ottobre
baciando gli spigoli della casa
come fossero gli occhi del mio gatto
III
oggi anche il giorno piange
di luce liquida e primo verde sui rami
il viso si bagna, ma i piedi possono ancora volare
sui tappeti di viole appena nate
quando la notte dormo fuori, la casa mi rientra
raccolta in una penombra ormai usuale
mi rischiara il color miele del mio cane
e le mandate suonano la marcia nuziale
la mia luce è tutta qui
nel mezzogiorno appoggiato sui libri
nel candelabro che prosegue il tramonto
riapre il tempo sugli scaffali della libreria
IV
il rispetto, melodia
forma di ogni cosa
lo esige la casa, che senza
suona frastuono dentro
"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)