Il patriarca di Helsinki (che mi parlò senza voce)

al_qantar
lunedì 14 settembre 2009 17:09

Si estende dalle mani al cuore
l’ordine cosmico essenziale,
dal numero al fango alla gemma…
parola e pianto e sorriso
ciascuna ruga rifugio d’un pensiero

Può essere l’altare che ci inganna
o i sontuosi ori delle volte sopra gli occhi
ma chiusa la porta esplode l’anima-radura
convivio di anime che attendono risposte
appese alle grate apostoliche e molto romane

Ah padre mio!
come può un’assenza essere piena
di vesti e copricapi e nulla è presente
se nulla rimane persino a concezione
se non la vaga risonanza di una voce
disciolta nel brusio di giorni senza quell’ordine?

E a questo mio corpo di pane
così simile alla morte, così scioccamente effimero
così stupidamente refrattario,
che avrebbe potuto espandersi anche tra le meraviglie
di un centro commerciale…
(oh si! avrebbe potuto ma ha preferito marcire
tra un portacipria ed una pistola)
a questo corpo, cosa rispondiamo?


www.youtube.com/watch?v=zY9sc8mcQDo
Ecat Mel
lunedì 14 settembre 2009 18:13
una poesia così
tocca il cuore e la mente e non ha bisogno di tante parole di commento... mi piace ogni verso, perché mi risuona dentro, gemello al mio sentire...

che bel ritorno il tuo... un grande abbraccio
[SM=g7831]

mire
al_qantar
mercoledì 16 settembre 2009 10:51
Grazie Mire, penso che ne riparleremo di questo testo che sento particolarmente.

Un abbraccio forte


S
filodiseta--
martedì 20 ottobre 2009 13:33

anche qui, caro Sebastiano, vedo una testo che tende di più al racconto. non molto mi pare lasciato alla percezione, anche se il tema lo esigerebbe. so, d'altra parte che tu hai scelto questa formula di proposito. quindi il mio parere resta personale, subordinato alla mia idea di quale sia il confine tra poesia e prosa. ecco "per me" tu sei sconfinato troppo: c'è troppo per essere poesia. certi verbi per esempio, così pesantemente coniugati, dove era tua intenzione che tutto fosse percepito a senso unico, quando non ci sarebbero stati equivoci anche se li avessi evitati. Certi avverbi trascinati e aggettivi troppo specifici. trovo cioè una certa pesantezza e ridondanza rispetto alla leggerezza di alcune tue liriche. ma il pezzo è sicuramente valido, considerato in un contesto più ampio, che esula dalla definizione di vera e propria poesia.

quello che ho potuto dire, l'ho detto e spero di esserti stata di aiuto, per il discorso che mi facevi, di voler capire cosa potrebbe non andare.

altro non saprei dire, perché anche sentendo altri pareri, questa è stata l'impressione comune.

ma vediamo se altri vogliono dire la loro


ti abbraccio Sebastiano. [SM=g7831]
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