La cura e la memoria

apassoleggero
venerdì 17 ottobre 2008 15:59






Adesso l’ora del taglio
è un nuovo punto d’osservazione
per pochi uomini, per chi sa
che alla resa terrena
corrisponde il lampo della gemma
l’aprirsi cauto verso il sole
e l’andare lento,
lentissimo
dell’acqua, in novembre.

La cura scorre sotto la pietra
stretta al ciglio della pena:
libera una fede di cenni appena
percettibili, una nota allungata
tra filari e fontanili
scomposti da un’ultima gazzarra.

La stanchezza è una memoria
che non si cancella; registra
ogni assenza
il turbamento ed il fragore
di giorni chiusi a cerchio
mentre il bosco, piano
dimentica la rinuncia
e il pianto della pioggia
trova un orecchio dove riposare.






fil0diseta
sabato 18 ottobre 2008 09:51
Essì, settembre-ottobre, il taglio del riso. c'è troppo fascino nelle tue campagne, Anna. Il taglio che lascia la terra asciutta con quelle stoppie così gialle nelle giornate di sole, che ci riportano le immagini di giugno, al taglio del grano.

Ahahahha questa cosa mi sa che l’avevo già detta in passato [SM=g27995]


Comunque sì, c’è il nuovo punto di osservazione del contadino che dall’annata più o meno buona, torna a pensare alla terra, a prepararla all’acqua, che sarà la sua cura per il nuovo raccolto. Una cura ancora sotterranea nell’inverno, prima che vengano aperte le chiuse. quel “sotto”, quel “ciglio”, quei “cenni” d’acqua, mi fanno pensare alle marcite, dove essa non si vede, ma mantiene il suo tepore per avere erba fresca anche in inverno. e quel parallelismo verticale delle linee dei pioppeti e orizzontale dei piccoli canali d’irrigazione, conferiscono l’ultima staticità alla pianura, alla tua poesia.
per poi farla "spezzare", volare al passaggio dell’ultima gazzarra, che qui ho interpretato come uno stormo di uccelli migratori. e migra il tema che ti eri prefissata e innalza la poesia, che si sposta con te, all’interno di te, all’adolescenza, mi pare, alle appartenenze, al gruppo a un tipo di paesaggio più inquieto, che ti inquieta la memoria e nel contempo ti consola la rinuncia, forse ad ascoltare ancora le note di una chitarra….


p.s. volevo porre l'attenzione su quei "pochi uomini". quanta nostalgia in queste due parole e un'altra memoria, credo legata all'infanzia. Una volta la campagna della lomellina brulicava di persone dedite all'agricoltura, come ovunque del resto. ma lì era bellissimo il canto delle mondine




(pensi che l’avrò fregata maschere)??? [SM=g27988]
Francesca Coppola
sabato 18 ottobre 2008 11:25

Ripeterò per bene 3 volte il verbp scorrere, [SM=g27987] probabilmente perchè è questo che mi suggerisce il tuo canto cara Anna!

scorre lento e stanco, dal tono pare un'osservazione che giunge da lontano ma in realtà non è così. Scorre senza intoppi e leggendo sembra quasi di capirla, ma anche questo è un abbaglio.
Dietro questo scorrere di versi: la cura - la memoria - la stanchezza sono fasi dell'essere in essere. Ahahhaha, mi sarò capita da sola?

cmq [SM=g28002] !!!

un abbraccio

[SM=g27988]

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