Essì, settembre-ottobre, il taglio del riso. c'è troppo fascino nelle tue campagne, Anna. Il taglio che lascia la terra asciutta con quelle stoppie così gialle nelle giornate di sole, che ci riportano le immagini di giugno, al taglio del grano.
Ahahahha questa cosa mi sa che l’avevo già detta in passato
Comunque sì, c’è il nuovo punto di osservazione del contadino che dall’annata più o meno buona, torna a pensare alla terra, a prepararla all’acqua, che sarà la sua cura per il nuovo raccolto. Una cura ancora sotterranea nell’inverno, prima che vengano aperte le chiuse. quel “sotto”, quel “ciglio”, quei “cenni” d’acqua, mi fanno pensare alle marcite, dove essa non si vede, ma mantiene il suo tepore per avere erba fresca anche in inverno. e quel parallelismo verticale delle linee dei pioppeti e orizzontale dei piccoli canali d’irrigazione, conferiscono l’ultima staticità alla pianura, alla tua poesia.
per poi farla "spezzare", volare al passaggio dell’ultima gazzarra, che qui ho interpretato come uno stormo di uccelli migratori. e migra il tema che ti eri prefissata e innalza la poesia, che si sposta con te, all’interno di te, all’adolescenza, mi pare, alle appartenenze, al gruppo a un tipo di paesaggio più inquieto, che ti inquieta la memoria e nel contempo ti consola la rinuncia, forse ad ascoltare ancora le note di una chitarra….
p.s. volevo porre l'attenzione su quei "pochi uomini". quanta nostalgia in queste due parole e un'altra memoria, credo legata all'infanzia. Una volta la campagna della lomellina brulicava di persone dedite all'agricoltura, come ovunque del resto. ma lì era bellissimo il canto delle mondine
(pensi che l’avrò fregata maschere)???
[Modificato da fil0diseta 18/10/2008 10:05]
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Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io. (Antonin Artaud)