A
Cristina, non sei affatto inadeguata: è talvolta la mia poesia ad essere un po' ermetica. Ma lasciati trasportare dalle immagini e vedi se qualcosa ti appartiene.
Questa è una poesia che narra di un'infanzia campagnola, che mi vedeva sempre dietro a mio padre, quando nelle ore fuori dal lavoro, andava tra i filari a potare le viti, col mazzetto di rami di salice infilato nella cintura. Con essi legava i tralci penzolanti ai ramini.
Oppure, e qui rispondo a
Leonardo sugli anziani, si andava nel capanno a scartocciare il mais. Chi ha una cultura contadina sicuramente riesce a capire meglio. A volte gli anziani (ma anche non) si sedevano su scanni malandati, invasi da tarli indomabili, a sgranare le pannocchie. Si intenda, non parlo dell'ottocento
, ma di chi coltivava una fila di mais da macinare e dare alle galline.
Le stesse che poi giravano nell'erba medica tra i filari, ad abbuffarsi di grilli, vestite di grisaglia e destinate a divenire carne da fiammare
Il "risorgimi", ben interpretato da Leonardo, invoca a riportarmi bambina dentro a tali ricordi, colori, odori... e lo stesso il "rimpartiami" finale che confessa, che lo scorrere del tempo li potrebbe offuscare. Per questo il bisogno di rimpatriarmi in essi, per ritrovarli e rinnovarli.
Sì Leonardo: è una fiaba d'altri tempi, che i destrogiri dell'orologio hanno già lasciato parecchio lontana
Grazie a voi. daniela