30/11/2019 22:01
A guisa di un bagliore subitaneo un ricordo rischiarò un giorno perduto dell’infanzia: a ***, fatto più unico che raro, era nevicato ed una candida coltre copriva le falde dei tetti, i candelabri delle palme, i flutti dei pendii. Tutto era immerso in una luce astrale, in un’atmosfera sospesa, come se il mondo si fosse insinuato in una dimensione ignota. Continuavano a cadere i fiocchi, delineando una filigrana rilucente, mentre le note scintillanti delle campane s’infrangevano sulle sponde dello spazio. Sui versanti a ridosso della città bianche strisce serpeggiavano fra vene dorate di chiome autunnali. Più in alto le nuvole, con le loro vesti nivee, si confondevano con i profili arrotondati dei monti. Verso mezzogiorno il mare era una pianura solcata da echi misteriosi, percorsa da faglie di silenzio. Lo sguardo, risalendo, s’imbatteva nel torrente incorniciato da rive splendenti, negli orti dove le foglie di peri, peschi ed albicocchi sfrigolavano di barbagli. Sui campi i fili d’erba, simili a dita sottili, affioravano dal manto nevoso. Quando scese il crepuscolo, lo scenario si trasfigurò con gli aloni che esalavano dalle finestre e gli spilli dei primi astri che bucavano il tessuto del firmamento. Il candore sfumò prima nell’azzurro, poi nel grigio fiorito di rosei, languenti riverberi. Il paesaggio era un volto sempre più pallido con gli occhi orlati di ombre. Nella notte l’oscurità era picchiettata di brividi. All’alba si udì lo sgocciolio della neve che si scioglieva: dalle grondaie stillavano perle dove danzavano i diafani riflessi della luna.
[Modificato da macrino 30/11/2019 22:17]
Io sono Nessuno.