18/06/2007 08:41










Oh misera notte, dolor accompagna
Presenza svanita nell'aspra campagna
Da sterpi e da rovi, trafitta nel cuor.
E quale lamento, guaito feroce
A belva ferita, non lascia più voce
Svanito l’incanto di gioco d’amor.

Il guardo alla MUSA, nel nulla s’adombra
Tramonta speranza di scorgere l’ombra
Amata, agognata, innanzi venir.
Qual canto proclama, al lucido manto
Preghiera accorata di animo affranto
Che anco l’aurora potrà mai lenir.

Ignara la luna, dal volto apparente
Qui mostra d’argento quel filo crescente
che culla nel sonno, col suo dondolar.
Suonate violini le languide note
Porgetele in sogno le labbra, le gote
Per labbra assetate d’Amore posar.

Sensuale creatura, di veli fasciata
Da molle torpore di sensi estasiata
Con palpebre schiuse, a fiamma carnal.
Che l’INNO a passione, domata finora
Sprigioni le note da questa dimora
Si uniscan le voci nel suono coral.

E’ l’arco il Poeta, la Musa la viola
Sol sguardi d’intesa, non più una parola.
Concerto che brama di ardor divenir.
Soave incarnato: pennella la luna
Carezze di luce, che a fiotti raduna
Laddove è il desio di baci rapir.

Si sciolgono i veli, la carne riaffiora
La corde son tese, l’archetto le sfiora.
Son vivi, son desti? O è pura illusion?
Or van naufragando nel mare sublime
Di liberi versi, o di acute rime
Che narrano il canto di rara passion.






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