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Vivian Lamarque

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2016 09:02
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29/04/2016 09:02
 
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Non conoscevo Vivian Lamarque fino a poco tempo fa. Meno di un mese credo.
Ero alla Feltrinelli, anche piuttosto seccato perché dei libri d’università che mia figlia mi aveva chiesto di comprare non si trovavano. Avrei dovuto aspettare. Gli impiegati sono sempre molto gentili in questi casi.
Una settimana di tempo, se ci sono nei depositi. Cristina non era rimasta contenta su whatsapp e dunque stavo per andarmene. L’altro colosso dell’editoria locale si trova a due passi. Devo dire però che mi piace stare in una folla di lettori. La hall è enorme e non c’è mai spazio per sedersi. Primo e secondo piano.
Il popolo barese che sfoglia di tutto e legge avidamente in silenzio! Una meraviglia davvero come si concentri in un piccolo spazio chi ama ancora il libro.
-Non è come sulla linea C , dove si ascoltano mille vicende personali raccontate nei telefonini. Tanto a chi importa se si vuole divorziare perchè una storia di tradimenti è stata appena scoperta. Anche questo tipo di popolo barese però mi piace. Bè molti parlano lingue strane, l’arabo, l’albanese, il russo. Tutte le lingue compongono una opera moderna che mi accompagna dal Petruzzelli al largo Due Giugno mentre scorrono le vetrine ed i cartelloni pubblicitari, che adoro-
Di solito faccio sempre le stesse tappe all’interno della libreria.
Il giro parte dai poeti, ovviamente. C’è anche Celan, questa volta, ma costa troppo. Ci penserò un altro po’ prima di acquistarlo.
Poi la svolta della Letteratura, con tutti gli autori in ordine alfabetico.
Ho comprato nel tempo tutto ciò che era disponibile di S. Plath, A. Sexton di V. Magrelli e tanti altri. Di Sanguineti però ancora nulla.
Ma ecco all‘improvviso spuntare da una colonna, un libro con un titolo familiare.
MADRE D'INVERNO.
Ho scritto qualcosa con quel titolo.
È quello di una mia poesia. -Saranno poesie le cose che scrivo?-
Di solito, quando scopro un titolo uguale ad una mia poesia, mi prende lo sgomento.
Caspita! mi dico questa volta: “cos’è sta cosa?” Mi piacerebbe dirla in barese ma scriverla annulla qualunque effetto.
Vedo alcune facce note dell’editoria cambiare aspetto sulle copertine.
Persino Stalin, un librone fresco fresco di stampa- si arriccia il baffo. Anche Eco e Pasolini si vestono di un’aria misteriosa. Che sarà mai? Mi dico.
E’ davvero strano che due autori-Vabbè, a confronto ci sono un sassolino ed il Monte Bianco- arrivino a formulare un titolo così.
Per mia meraviglia scopro che si tratta di un libro di poesie.
Autrice italiana con nome francese, Vivian Lamarque.
Non costa poco, ma nemmeno molto. Lo sfoglio nervosamente per cercare la poesia del titolo. Di solito funziona così ma in questo caso non ne trovo. Non capisco e questo m’incuriosisce parecchio.
Leggo tutto ciò che lei ha scritto sull’argomento madre, scopro che ce ne sono due nella sua vita.
M’appassiona la sua storia, il suo stile.
In questo periodo sto alle prese con S. Plath. Il mondo infuocato di “Fever 103”, è lontanissimo da qui. Eppure m’attira e mi convince come i poeti veri e grandi, che hanno la sincerità nelle vene.
Ok alla fine decido di comprare il libro e di prenotare quelli per mia figlia. Lo chiederò direttamente a lei. Chissà se da qualche parte ha una email. Chissà se mi risponderà. Le vorrei spiegare la storia della mia madre d’inverno. Quell’incontro in un ospedale barese con una madre che aveva perso il figlio. Le chiederò del suo titolo. Chissà se mi risponderà.

ciao franco


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questi alcuni titoli che ho trovato in rete, tratti da "Madre d'inverno", Vivian Lamarque. Mondadori ed.. : (a me piacciono molto e dunque ritornerò sui suoi testi, a modo mio come sempre)



Ritratto con mare I

Oggi di fronte a te
ho messo un mare.
L’ha appeso Paolo,
è un olio Castellani, scogli
violetti come quel giorno
che quasi annegavamo,
spruzzi lievi di bianca
schiuma ti guardano
che li guardi
mentre io guardo te
diventata quadro.

*

Ritratto con vela

Ci mancava anche il vento! Come quando in casa
la malchiusa finestra da sola si spalancava e
aria folate d’aria tende di vela, pol-mo-ni dicevi,
respiravi. Ora sulla tua fronte da secchi
rami in volo ferita, piano come bianca benda,
piano di platano plana una grande foglia.

*

Ritratto con intermittenza

Come il diavolo l’acquasanta temo
l’intermittenza delle luci di natale
quelle luci col vizio di tramontare
continuamente tramontare. A ogni
batter di ciglia pendono dall’abete
dai rami fili neri strani e l’intorno
si fa spettrale, tutto il contrario
del natale. Idem il tuo ritratto
come di una non viva che di nuovo
cessasse di vivere, che ricominciasse
tutto da capo morte vita morte
occhi aprire chiudere aprire
come un’insonnia – del morire.

*

Compro Oro

………………………………………………a Lello Baldini

Scusa che ho venduto quella tua spilla
d’oro, quella come un ramo d’oro
a un Compro Oro, a una addetta signorinella
pallida come la tua canzone però è sposata
le ho venduto anche anellini vado
e vengo ormai mi conosce fa così
caldo le ho detto come fa otto ore
perché non mette un ventilatore
di quelli piccoli ce ne sono anche
portatili ha ragione ha detto ma tanto
lo so già che non lo metterà, non so
che Compro Oro è, l’ho scelto
che sia vicino a casa e educato
le quotazioni del giorno non me le dice
mai, speriamo. Disapproveresti, sei la solita
mi diresti, e poi perché vendere
la spilla d’oro al Compro Oro non ne hai
bisogno, è vero non ne ho bisogno, era
per non lasciarla ai ladri che prima
o poi verranno, dicono che vanno da tutti,
mi sono già entrati dalla finestra, dalla
porta non osano sai che fuori ho scritto Tom Ponzi
e Polizia, l’oro loro non l’hanno trovato ma
un altro potrebbe non hanno portato via niente
solo mi pare una carta di credito, il computer no
perché astuta avevo incollato un foglietto
con scritto non funziona portare
a riparare (dovrei però tradurlo in caso
di ladro straniero) e poi scusa l’ho venduta
per non lasciare pensieri a figlia e nipoti
tutti oggi preferiscono contanti, tanto la tua
spilla d’oro con sul ramo dei fruttini sangue
di rubino (la Compro Oro ha detto che
non occorre staccarli, ci pensa lei) e colore
del tuo smisurato cuore, tanto la tua spilla –

ce l’ho infilzata nel petto, mi sanguina, però
ora che l’ho posata qui sulla carta
un poco meno (sai facciamo così noi poeti).

*

Cedrus atlantica

Preventivo per abbattimento
con ausilio di scala cingolata
che fortuna non assisterai
era come tuo da metà Novecento
l’albero, le sue aghiformi braccia
ti entravano nel balcone quasi
in casa, per non dire del luttuoso
giorno in cui ti trattennero,
ti impedirono il disperato salto.

Ma ormai fantasma il salto, fantasma
il motivo del salto e la sua origine,
fantasma la notizia, fantasma chi dovette
dartela, fantasma chi ti consolò,
fantasma chi per primo ti chiamò
vedova, fantasma lui il giovanissimo
coniuge tra i più biondi e belli
a spasso nel regno dei cieli, fantasmi
i cieli, fantasma tutto, ogni accadimento,
ogni ricordo di ricordo di accadimento,
ogni poesia di accadimento?

*

Disastro del Gleno

……………………………………..ai miei cugini camuni

Che colpo di fortuna nell’ossario
di Musocco si era liberato un posto
proprio accanto a lui, ossario matrimoniale.
Ma tu hai voluto tornare a occhi chiusi
nella valle dove li avevi aperti, accanto
a fratelli padre e madre, veramente di lei
c’è solo la fotografia, le ossa se le era rubate
con tutto quanto il cimitero, nel ’23,
l’acqua ladra del Gleno.

*

L’età

A delle persone chiedevo di indovinare
quanti anni avevi come facevo sempre
per meravigliarli che erano quasi cento.
Ma nessuno questa volta voleva rispondere
non capivo perché suggerivo ma loro zitti
bocche cucite su vi aiuto io sono molto più
di ottanta, dite un numero rispondono sempre
tutti perché voi tacete? chiedevo ostinata
nel sogno, non capivo, io. Ma lui il sogno
sì, lui lo sapeva che non l’hanno più l’età,
i morti.

*

Madre l’altra valdese

Naturalmente ci tenevo a far sapere che avevo degli
antenati anch’io, ma non volevo tirarli fuori dalla
tomba per le orecchie e pareva che non venisse
mai l’occasione di introdurli in modo che potesse
apparire casuale.
Mark Twain

Da sotto il Rosa guarda a occhi chiusi le nevi
dalla Valle dei Valdesi, i perseguitati, i semi-sterminati
e nel 1689 i gloriosamente rimpatriati. Immobile
guarda svettare gli alberi, anche lei svettava libera,
figlia scandalo del Moderatore, quattro figli
fece, un dono per ogni stagione
dell’anno: il figlio biondo di giugno,
il bruno figlio d’autunno, la cara
dicembrina, e infine l’ultima, l’illegittima,
la nata d’aprile, la scribacchina.

*

Preferisco Szymborska II

Preferisco Szymborska
preferisco Szymborska in riva al fiume Warta
che preferisce i Paesi conquistati
a quelli conquistatori, preferisco i vivi
preferisco i morti, preferisco i morti caduti
i loro nomi scritti sul monumento in piazza
che i figli “su leggi” dicono ai figli e ai figli
dei figli ma poi un giorno alt
nessuno in piazza indica più niente a nessuno
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco tutto, preferisco tutti
tutti i fiori dei prati, portarli ai giovani
caduti, preferisco la parola camposanto
fare giustizia togliere l’acqua piovana
ai fiori finti che tanto non la bevono
e darla a quelli veri che la bevono subito
che la bevono fino all’ultima goccia
come bambini con la cannuccia
preferisco la pioggia, la voce della pioggia
e quella del mare, preferisco sedermi guardare
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco i madrigali, preferisco le ali
preferisco la parola ridere preferisco la parola
piangere che in polacco si dicono circa smiac e puakac
preferisco Szym che “sei bella dico alla vita”
preferisco Szymborska, preferisco Wisława
che in polacco si dice Visuava.

*

P.S.

Ma voi poeti su non spingete non litigate
litigare per fare? Siamo piccole voci
per un coro grande, voci tutte diverse
avanti che c’è tempo, che c’è posto
per tutti (quasi tutti).

(Poesie tratte da Madre d'inverno. Mondadori)
[Modificato da cripaf 29/04/2016 09:06]
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