|
13/11/2007 06:30 | |
Per chi della stoltezza propria ne fa rimpianto
tra le parole concave e convesse
avviluppando il sogno, in tal guisa apparente
che triste vanità cela delusa;
si fosse un cuore aperto com'anima reclama
s'innalzerebbe il senno e il dire accorto
così che di costei il gentil porsi avrebbe
sincera consistenza e nobiltade.
Al passo con le lune, coscienza volterebbe
non solo agli orfani, gli infermi, i vecchi,
al male altrui che facilmente punge e lacrima
manifestando compassione e amore:
ma alla ragion del bene che non ci è appartenuto
al mantener rispetto, nei binari
che nulla abbiamo perso che sia mai stato nostro
e infine ritrovare il cuore in pace.
|
|
|
13/11/2007 08:52 | |
Tra reminiscenze (vocali) dantesche qui, e nell’altra tua - Anime dannate - tra immagini a guash, abbiamo delle riflessioni sull’animo umano.
La pesantezza delle anime vili braccate a un palmo da terra dalla riflessione di un’altra anima, ci apre alla scelta di vita tra il volare verso la leggerezza, e quindi verso il cielo, o la dannazione di una trottola che gira sempre su sé stessa senza staccarsi mai da terra, cioè dalla pesantezza del proprio - infinito- io.
Si alzerebbe il senno accorto al passo con le lune….
mi ricorda la riflessione kantiana: Il cielo stellato sopra di noi e l’ordine morale dentro di noi….
Sempre bravissima!
Ciao
|
|
13/11/2007 11:21 | |
Tema universale mai fuori tempo.Lo scrivere arcaico e la metrica in doppi settenari alternati a endecasillabi, la rende quasi ironica, a confermarne i veri valori.
Scrivete quello che volete io mi comporterò di conseguenza |
|