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20/11/2007 11:07 | |
ormedelcaos, 20/11/2007 10.32:
Fondere i linguaggi o dire qualcosa su di un tema già stabilito prima, sono due strade che non collimano, almeno per me, in quanto il tema mi viene lungo il cammino e non di certo prima. Evocare la parola, farla veicolare nella propria mente, ascoltarla fino a quando essa non prende una direzione precisa (corpo di una scrittura), è quello che mi piace fare. Rappresenta, per me, una voce nuova, dunque una curiosità del suo venire alla luce, di cui ne sono il primo beneficiario, rendendola, poi palese anche agli altri.
Questo è stato sempre il mio poetare, quel giocare con le parole come il bambino che gioca coi dadi e lanciarle in aria per poi raccoglierle in un canestro o in un cestino.
Poetare è giocare col nuovo, far uscire da sé ciò che da solo si forma, e diventa, così, anche terapia di quanto teniamo stretto dentro tra i cancelli degli stereotipi o le regole di un recinto.
È quella fase di destrutturazione dei clichè, o di dif-ferimento degli orizzonti, e da cui può spuntare l’alba di un nuovo giorno o di una nuova ricerca del dire. È la fase irrazionale del nostro lobo destro, quello dedicato al sentimento. Poi, se mi va, la rimodello, parte sinistra o lobo razionale delle noste sinapsi. Ci aiuta a conoscere noi stessi per poter così anche com-prendere gli altri.
La comprensione del linguaggio è il mezzo dell’ascolto e del rinvio: dell’essere ascoltati. Chi non sa ascoltare non vuol neanche comprendere gli altri.
Da cui, se è da farsi un qualcosa in comune, scegliete almeno due strade: un componimento a tema prefissato e uno a tema libero da comporre, nel suo legame o senso, solo successivamente al suo componimento, che , secondo me, è il vero senso del dire il nuovo (soggettivo) della poesia (evocata e diretta dalla parola stessa e non da un direttore d'orchestra in cerca di novità. O , come mi accusa - (sic?)- Sandra, di stupire gli altri).
La parola è produttrice di se stessa, se la prendiamo insieme a noi: essa ci com-prende dall'origine del suo nascere, facendoci rivivere il suo cammino, che è il cammino del verbo e anche dell'uomo: il linguaggio.
condivido in toto....
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