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intervista: "Un applauso ad Al"

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2008 14:04
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16/11/2008 01:45
 
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Bueno. Tutto parte da una lettura di Federico Garçia Lorca che, come è noto, è il mio autore preferito, la traduzione di quel testo era di Carlo Bo e mi sembrò più chiara di quella di Claudio Rendina e di Socrates.
A quel punto capii che ogni traduttore lasciava la sua traccia per cui mi proposi l’obiettivo di apprendere questa lingua per poter leggere i miei autori preferiti (nel frattempo avevo scoperto Neruda, Jimenez, Darìo e altri), in lingua originale ed eventualmente tradurmeli anche con la mia traccia. Anche se un po’ azzardato e presuntuoso da parte mia, cominciai a studiare con molto entusiasmo. Ma la separazione da mia moglie nel lontano ‘88, bloccò questo entusiasmo e, per un momento, sembrò tutto finito. Quando poi, nel ‘94 volli andare a trovare parenti negli Stati Uniti, la cosa mi affascinò e mi fermai un po’ di più in quei luoghi. Andai ad abitare in un quartiere hispanico-sudamericano e li ricominciò tutto. Ci andai per quindici giorni e ci rimasi cinque anni. Anche perché, nel frattempo, avevo conosciuto Leonor artista scultrice venezuelana. Conobbi parecchi poeti ed artisti in genere ed, ovviamente, questo servì a farmi approfondire la lingua ed il pensiero ispanico, oltre che a conoscere incantevoli luoghi avendo viaggiato per il sudamerica in lungo ed in largo escluso il Brasile. Oggi, grazie a quest’avventura, parlo leggo e traduco lo spagnolo con una certa fluidità, anche se, non avendo approfondito gli studi, a volte devo aiutarmi con qualche testo di grammatica. Ma tutto sommato mi ritengo soddisfatto. Ah! come faccio a conoscere tutta questa gente ispanica? semplicissimo cara Francesca, da qualche mese posto e commento in un forum spagnolo dove ci sono poeti e scrittori di tutto quel mondo che parla questa lingua.






Il nik? altra storia.
Ho vissuto qualche mese in Andalusia alla ricerca di tutte quelle cose che avevano fatto grandi alcuni dei miei miti e, come sapete, l’Andalusia e pregna di arabo e quando qualcuno mi disse che Al Qantar significava “il ponte” la cosa mi rimase impressa e soltanto quindici anni dopo, cioè da noi, rispolverai questa immagine per farne uno pseudonimo. Il significato che assume per me rimane quello di un ponte su una eternità (le piramidi dell’avatar) costruita dall’uomo sull’amore e sul credere in qualcosa che va oltre noi. Utopia forse, ma perché non provare a crederci?
[Modificato da al_qantar 16/11/2008 01:48]
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