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intervista: "Un applauso ad Al"

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2008 14:04
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08/12/2008 16:42
 
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Di cosa è fatto quel ponte?

E’ una storia, questa, che comincia quando già a sei, sette anni, mi ponevo domande più grandi assai di me, tipo cosa ci fosse dopo l’ultima stella oppure cosa diavolo fosse quello strano senso di mancamento che provavo quando vedevo Francesca, la figlia sedicenne della vicina di casa…
o quando cercavo di capire se quelle figure di condottieri come Giulio Cesare o Carlo Magno, fossero esistiti davvero. Non avevo ancora definito un concetto del tempo.
Adolescente, le domande cambiavano ed anche le risposte che già cominciavo a darmi, ma il ponte,
la sensazione di essere un tramite, la percezione di fattori che mi portavano a capire che ciascuno ha un ruolo, queste arrivano verso i diciotto anni, cioè quando cominciai ad abbozzare i primi versi.
Ho sempre identificato il poeta come un medium tra l’anima e l’uomo; un personaggio che è in grado di decifrare messaggi espressi in puro sentimento e farli diventare parola comprensibile.
Quindi un ponte fra il dentro ed il fuori senza soggetto, che oggi dico fatto di sostanza d’amore
e nient’altro e questa è la presunzione legittima di ogni artista che conosce il linguaggio dell’anima.
Affidandomi alla lettura dei grandi autori, ma soprattutto dei filosofi da Democrito a Scalambro
ho attraversato la storia dell’umanità, che purtroppo non comprendo del tutto a causa della interpretazione che sempre rimane soggettiva. I limiti della mente umana ci impediscono l’universalità, ecco perché in una poesia di quest’anno la #3 della notte, esprimo il desiderio di avere un corpo teoretico dove, come in un computer, i dati non sono filtrati dalle capacità interpretative o dalle esperienze, ma dai numeri, immobili e definitivi.
Sostanza d’amore, Roberta, cosi come la intendo io.




cosa cerchi, invece, negli altri? cosa ti aspetti dal rapporto che con loro instauri?


Ho notato che nella domanda precedente avevi chiesto pure quale fosse il mio rapporto con l’aldilà
e ti rispondo cara Roberta che il mio è un rapporto di fede e non di religiosità. Credo a prescindere,
ma essendo anche un appassionato di materie scientifiche, mi trovo necessariamente ad operare delle selezioni su quelli che sono i dogmi generali. Credo che questo mondo non sia fatto solo di visibile, ma anche di percettibile sebbene estremo e questo è anche lo spunto per dirti che quello che cerco negli altri è sopra ogni cosa la capacità di trasmettere sensazioni prima che parole.
Se non reagisce la chimica è segno di incompatibilità per cui è bene non iniziare alcun tipo di rapporto. I numeri Robby, sempre i numeri infine sono quelli che gestiscono l’homo sapiens sapiens
e quando non è cosi, è il caos!
Dal rapporto con gli altri mi aspetto sempre di migliorarmi, di riuscire, io ponte, attraverso altri “ponti” a raggiungere limiti per abbatterli e spostarli sempre più lontano. Quello che mi aspetto è simbiosi, unione di menti per andare oltre, fusioni di esperienze per ricavarne altre e cosi via.


Ti ringrazio
[Modificato da al_qantar 08/12/2008 17:03]
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