Laboratorio di Poesia scrivere e discutere di poesia

Maria Grazia Calandrone

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    Amministratore forum
    00 30/11/2015 16:47
    SERIE FOSSILE (Crocetti, 2015)
    ascolta le poesie di "Serie fossile" a Radio3 Fahrenheit



    © – fossile

    metti una mano qui come una benda bianca, chiudimi gli occhi,
    colma la soglia di benedizioni, dopo che
    sei passata attraverso
    l’oro verde dell’iride
    come un’ape regale
    e – pagliuzza
    su pagliuzza,
    d’oro e grano trebbiato –
    hai fatto di me
    il tuo favo di luce

    una costellazione di api ruota sul tiglio
    con saggezza inumana, un vorticare di intelligenze non si stacca
    dall’albero del miele

    – sarebbe riduttivo dire amore
    questa necessità della natura –

    mentre un vuoto anteriore rimargina
    tra fiore e fiore senza lasciare traccia:

    usa la bocca, sfilami dal cuore
    il pungiglione d’oro,
    la memoria di un lampo che ha bruciato la mia forma umana
    in una qualche preistoria

    dove i pazzi accarezzano le pietre come fossero teste di bambini:

    avvicinati, come la prima
    tra le cose perdute
    e quel volto si leva dalla pietra per sorridere ancora

    24.5.13





    – acconsente


    vista frontale della cavalla: bruna, lucida, vigile. porta
    il calco triangolare di un tallone
    bianco al sommo del capo: uno schizzo lunare.

    la bestia è nitida come la luna:
    il rilievo del muso, la struttura
    dei pettorali, la conca forte
    dei lombi. una forma alla piena potenza, nera
    in fondo alla strada del quartiere: ispeziona
    l’erba, gli stenti cespi
    di malva ai piedi del muretto
    che asseconda la minima radura.

    ruota, scalcia, s’impenna, posa a terra
    le zampe anteriori, per slanciarsi al galoppo.
    ricomincia, in maniera sintetica.
    io mi volto, le giro le spalle. lei potrebbe
    travolgermi, piuttosto
    oltrepassarmi. cambiare direzione.
    oh, lei non tradirà.

    la sento scalpitare: imbizzarrita, incerta. sento la polvere strappata al suolo
    dagli zoccoli, le scintille dei ferri
    battuti sull’asfalto e l’aspersione di un sudore bianco come incenso.
    l’animale è improvviso e improvvisa
    la calma

    con la quale si affianca
    alla mia destra. sbuffando
    prende il mio passo umano: per un tratto
    camminiamo in silenzio. poi
    allungo la mano, per sfiorare
    la piramide muscolare
    della sua guancia sotto l’occhio. caldo
    del manto sotto le dita: corto, morbido, in pace.

    giro la mia irrisoria testa umana e guardo da vicino
    il suo occhio sinistro: nero,
    rotondo e folle di dolcezza.

    l’intero fianco della bestia cede,
    piega le zampe
    anteriori per lasciarmi salire
    sul nudo della groppa: corpo
    a corpo, senza sella. ecco
    l’incastro:
    lo strumento, la cosa. ecco la cosa fatta per andare.


    ROSA DELL'ANIMALE (Zona, 2014)

    io non sono che il bianco della bestia
    e lo splendore del suo occhio
    nero,
    rotondo,
    mite

    sono la mansuetudine dell’universo
    che gira su se stessa
    come l’occhio nell’orbita dell’
    animale,

    idolo
    addormentato
    che qui, sul limitare dell’abisso, lascia la prima lacrima
    di gioia.

    sono occorsi
    millenni per quest’unica
    lacrima,

    alla quale s’inchina, come s’inchina
    un campo
    di fiori battuto da un vento
    siderale, questo plurale

    umano, coronato
    di sole e impastato con la stessa pasta
    della bestia,

    questa miseria che desidera essere
    accarezzata
    dalla misericordia del tuo sguardo

    12.1.2013

    se questo corpo è tutto traforato
    dallo splendore della continenza sarà aria, presto io sarò aria
    e sarò il balestriere che ormeggia
    il cielo, il corpo secco come un trofeo di guerra
    dopo l’ultima lotta, il rubino
    addensato da tutte le mie colpe sulla fronte – un diadema
    di colpa. non avrò più peccato, solo
    armi. né corazza
    né cavalcatura: sarò
    nudo e porterò il dolore superficiale
    di una spada
    appoggiato sull’omero – sarò quasi già un pugno di sabbia, ma piegato
    sotto il suono d’oboe della rotazione dei pianeti, sensibile
    al cigolio della macchinazione
    planetaria, deporrò i muscoli impiegati per il volo
    come appendici – o solamente sogni
    di appendici umane – nel vaso del tuo corpo, che è rimasto
    fedele alla fiducia che questo mondo dove pesano solamente i fatti
    sia fatto a somiglianza di un’astrazione

    altro


    fil0diseta_______________________________________________________________________________________________________
    Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
    (Antonin Artaud) 
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    cripaf
    Post: 49
    00 03/12/2015 09:38
    fossile

    metti una mano qui come una benda bianca, chiudimi gli occhi,
    colma la soglia di benedizioni, dopo che
    sei passata attraverso
    l’oro verde dell’iride
    come un’ape regale
    e – pagliuzza
    su pagliuzza,
    d’oro e grano trebbiato –
    hai fatto di me
    il tuo favo di luce

    una costellazione di api ruota sul tiglio
    con saggezza inumana, un vorticare di intelligenze non si stacca
    dall’albero del miele

    – sarebbe riduttivo dire amore
    questa necessità della natura –

    mentre un vuoto anteriore rimargina
    tra fiore e fiore senza lasciare traccia:

    usa la bocca, sfilami dal cuore
    il pungiglione d’oro,
    la memoria di un lampo che ha bruciato la mia forma umana
    in una qualche preistoria

    dove i pazzi accarezzano le pietre come fossero teste di bambini:

    avvicinati, come la prima
    tra le cose perdute
    e quel volto si leva dalla pietra per sorridere ancora

    24.5.13

    Non conosco l’autrice se non per sentito dire.
    Di chi è la voce parlante ed a chi si rivolge?
    È il fossile che parla-credo- con voce ancestrale nel poeta stesso.
    Il fossile come rappresentante di un mondo solo apparentemente finito ma invece pronto a farsi presente solo che qualcuno creda possibile restituirgli il sorriso.
    Cos’è il fossile in fondo se non un residuo pietrificato che affiora dal pozzo della propria storia e chi se non la poesia stessa può rendere l’idea che ciò che vive dentro di noi sia qualcosa che stava prima di noi, migliore di noi?
    Eccola dunque compiere il viaggio di un’ape regale dove il target è il cuore di sé. Il passaggio attraverso l’iride non è che l’inizio per liberare, immagine dopo immagine, la luce dalla pietra in cui è imprigionata.
    Sono di corona le api, nel loro vorticare sull’albero del miele rivelano qualcosa che sfugge alla conoscenza umana, capace d’imporsi sull’amore stesso e di dominarlo come solo può una divinità, vestendosi di superiore necessità.
    Poi l’ultima esortazione.
    Il centro vive una morte apparente, la voce proviene da lì, da quel cuore trafitto da un pungiglione nemico –ma sempre della stessa specie- come una montagna incantata che basta sfilargli la spada per restituire alla vita la fanciulla e con lei il sorriso perduto.
    L’albore della vita è dunque un sorriso, una luce innocente solo apparentemente distrutta nella figura umana ma capace di rimodellare tutto, in quanto natura universale.
    Il fossile dunque come metafora di un io che ha perduto il sorriso (e con esso la sua innocenza), capace di ridare senso a quella pietra accarezzata come una testa di bambino da un pazzo chiamato uomo.
    Per recuperarlo alla sua umanità occorre che il volere sia pari alla positività dell’ape regale, capace con la sua inesauribile fertilità di penetrare in una pietra e trasformarla in un favo di luce.
    È la poesia, mi chiedo, all’altezza di un simile compito?
    L’autrice forse direbbe di sì. Personalmente ho molti dubbi.

    Non so quanto di vero ci sia in questa mia interpretazione ma almeno ci ho provato.
    ciao franco
  • OFFLINE
    fabella
    Post: 2.115
    00 04/12/2015 07:49
    Re:
    cripaf, 03/12/2015 09:38:



    Non so quanto di vero ci sia in questa mia interpretazione ma almeno ci ho provato.





    la tua sensibilità di poeta si estende a quella di commentatore. lo apprezzo tantissimo, perché è una cosa che in me non è mai stata pienamente realizzata.

    cripaf, 03/12/2015 09:38:


    È la poesia, mi chiedo, all’altezza di un simile compito?
    L’autrice forse direbbe di sì. Personalmente ho molti dubbi.



    la poetessa in questione crede molto nella poesia. nella sua funzione dinamica. nel passo che può compiere verso i giovani, nelle scuole, per esempio. riguardo i dubbi, bisognerebbe verificare le risposte. magari qualche risposta si può trovare qui

    http://www.mariagraziacalandrone.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=48&Itemid=203



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
  • OFFLINE
    cripaf
    Post: 50
    00 04/12/2015 22:10
    Re: Re:


    la poetessa in questione crede molto nella poesia. nella sua funzione dinamica. nel passo che può compiere verso i giovani, nelle scuole, per esempio. riguardo i dubbi, bisognerebbe verificare le risposte.

    Tanto di cappello a poeti così!!
    grazie per avermi fatto conoscere anche questo aspetto di una poetessa che sto imparando ad ammirare per la profondità dei versi che scrive.
    ciao franco
    [Modificato da cripaf 04/12/2015 22:11]
  • OFFLINE
    cripaf
    Post: 51
    00 04/12/2015 22:15
    – acconsente


    vista frontale della cavalla: bruna, lucida, vigile. porta
    il calco triangolare di un tallone
    bianco al sommo del capo: uno schizzo lunare.

    la bestia è nitida come la luna:
    il rilievo del muso, la struttura
    dei pettorali, la conca forte
    dei lombi. una forma alla piena potenza, nera
    in fondo alla strada del quartiere: ispeziona
    l’erba, gli stenti cespi
    di malva ai piedi del muretto
    che asseconda la minima radura.

    ruota, scalcia, s’impenna, posa a terra
    le zampe anteriori, per slanciarsi al galoppo.
    ricomincia, in maniera sintetica.
    io mi volto, le giro le spalle. lei potrebbe
    travolgermi, piuttosto
    oltrepassarmi. cambiare direzione.
    oh, lei non tradirà.

    la sento scalpitare: imbizzarrita, incerta. sento la polvere strappata al suolo
    dagli zoccoli, le scintille dei ferri
    battuti sull’asfalto e l’aspersione di un sudore bianco come incenso.
    l’animale è improvviso e improvvisa
    la calma

    con la quale si affianca
    alla mia destra. sbuffando
    prende il mio passo umano: per un tratto
    camminiamo in silenzio. poi
    allungo la mano, per sfiorare
    la piramide muscolare
    della sua guancia sotto l’occhio. caldo
    del manto sotto le dita: corto, morbido, in pace.

    giro la mia irrisoria testa umana e guardo da vicino
    il suo occhio sinistro: nero,
    rotondo e folle di dolcezza.

    l’intero fianco della bestia cede,
    piega le zampe
    anteriori per lasciarmi salire
    sul nudo della groppa: corpo
    a corpo, senza sella. ecco
    l’incastro:
    lo strumento, la cosa. ecco la cosa fatta per andare.


    Anche questa è molto bella. Leggendola si ha la sensazione di qualcosa che si trasforma in umano via via che si avvicina alla voce parlante.
    Così: prima la distanza, poi la vicinanza, infine l’ incastro. La cavalla come metafora dell’incompiutezza?
    C’è qualcosa però che sfugge alla metafora. la cavalla c’e’ e non può che essere.
    L’unico riferimento al luogo è giocato in un passaggio (tra l'altro la malva è una delle mie piante preferite ed una delle più citate nelle cose che scrivo), poi riempie la scena, tutta, in un crescendo prospettico che trasforma un punto in un globo di muscoli, bellezza e sapienza che raggiunge, si affianca, cede acconsente.
    Non c’è dominio, solo rispetto l’uno dell’altro, comunione in un unico corpo che adesso è sulla scena e rimane intatto, indistinguibile nell’attenzione.
    Solo la sensibilità è dilatata, all’occhio umano si sostituisce quello rotondo e folle di dolcezza. Si è se stessi e qualcosa d’altro che conosce la calma e l’improvviso, il modo giusto di affiancarsi ad un essere umano e farlo salire in groppa, facendosi cosa per andare nel mondo e non tradire mai.

    ciao franco
    [Modificato da cripaf 04/12/2015 22:15]
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    Versolibero
    Post: 316
    00 11/12/2015 10:38
    Finalmente ho letto sia le tre poesie che i due commenti di Cripaf.
    Poi continuerò con le altre perché quelle che ho letto mi piacciono decisamente. Ci tornerò su anch'io, ma che dire dopo i commenti di Franco? Il primo è straordinario, mi ha messo in crisi. Comunque tornerò almeno per evidenziare alcuni passaggi davvero splendidi.

    Però spero che gli Autori prescelti e i commenti restino visibili in un'apposita sezione dove poter intervenire anche in secondo tempo o aggiugere eventualmente altre poesie dello stesso Autore. Sia perché sarebbe un valore aggiunto al sito e sia perché i tempi per la lettura e i commenti per me sono sempre dilatati.
    Naturalmente è solo una proposta.
    Ah, aggiungo (almeno per gli Autori viventi): magari per puro caso capiteranno a leggere quanto si dice di loro, nel bene e nel male [SM=g7831] [SM=g8139]

    Buondì a tutti/e


    ______________________________________________________________________________
    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
  • OFFLINE
    fabella
    Post: 2.150
    00 11/12/2015 10:46
    Re:
    Versolibero, 11/12/2015 10:38:



    Però spero che gli Autori prescelti e i commenti restino visibili in un'apposita sezione dove poter intervenire anche in secondo tempo o aggiugere eventualmente altre poesie dello stesso Autore.

    Buondì a tutti/e




    sì, sono tutti qui

    http://freeforumzone.leonardo.it/a/524915/La-Biblioteca-di-Calliope/cartella.aspx

    ribuondì a te [SM=g8265]




    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    Versolibero
    Post: 320
    00 12/12/2015 17:50
    eh, pardon, ancora ci perdiamo nel labirinto, ma da ora in poi seguirò il filo di Arianna [SM=g2829704]


    ______________________________________________________________________________
    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
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    fabella
    Post: 2.184
    00 04/01/2016 12:18


    tesi di laurea su di lei



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    fabella
    Post: 2.185
    00 04/01/2016 12:22
    Re:
    [SM=g8231]
    Versolibero, 12/12/2015 17:50:

    eh, pardon, ancora ci perdiamo nel labirinto, ma da ora in poi seguirò il filo di Arianna [SM=g2829704]




    quante volte mi è stato detto che questo forum è un labirinto [SM=g8231] (vero ili@de)? ma ceffare, le cose nelle mie mani finiscono tutte così... [SM=g7535]



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    fil0diseta
    Post: 1.487
    Amministratore forum
    00 01/02/2016 08:29

    a volte mi abbracciavi
    come si cerchiano i palazzi
    quando si crepano

    e la casa era piena del sibilo della corrente industriale e del tuo odore
    di tiglio e di marina
    ventilata



    © Inedito da Giardino della gioia


    fil0diseta_______________________________________________________________________________________________________
    Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
    (Antonin Artaud) 
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    fabella
    Post: 2.222
    00 05/02/2016 08:29
    "Ogni volta che un poeta mette in scena il mondo, comprendiamo bene come lo spettacolo apparentemente oggettivo non sia che un “vissuto”, un elenco di dati e percezioni rielaborati secondo l’esperienza biografica e biologica di ogni essere umano.
    Quando avviene il miracolo del contatto, del dire a nome di tutti, avviene il miracolo della poesia. Poesia è quando il mondo che viene messo sulla pagina è riconoscibile per un altro. Più grande è il numero degli altri che riconoscono quel mondo, più grande è la poesia.
    Non si tratta che di questo: con la nuda potenza delle parole la poesia fa rinascere un mondo che conosciamo già, evoca qualcosa che non sappiamo e non possiamo esprimere che con la poesia (e, mi sento di aggiungere, con l’amore). La poesia ci riporta, come l'amore, in una casa che abbiamo abitato, chissà dove e quando, ci trasloca in un mondo dal quale proveniamo."

    (mg calandrone)



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    fabella
    Post: 2.223
    00 07/02/2016 09:08
    Caro poeta (2016)




    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    cripaf
    Post: 144
    00 07/02/2016 19:21
    Re:

    Non si tratta che di questo: con la nuda potenza delle parole la poesia fa rinascere un mondo che conosciamo già, evoca qualcosa che non sappiamo e non possiamo esprimere che con la poesia (e, mi sento di aggiungere, con l’amore). La poesia ci riporta, come l'amore, in una casa che abbiamo abitato, chissà dove e quando, ci trasloca in un mondo dal quale proveniamo."



    Chissà perché leggendo questo brano mi è venuto da pensare al mito di Orfeo ed Euridice ed a una strana idea sulla “casa che abbiamo abitato” di cui parla la nostra autrice..
    Cosa c’entra Euridice con la poesia?
    Le difficoltà non nascono sull’identità e la natura di Orfeo. Di lui conosciamo il potere di incurvare i sassi lanciatigli contro, con la forza della lira che suonava divinamente. Sappiamo che incantava il mondo circostante, fossero animali, dei, piante e mostri. Di Euridice sappiamo invece solo che era una ninfa amata da Orfeo e che morì per un morso di serpente sfuggendo alla avances di un suo spasimante.
    Ecco secondo me qui ci sono tutti gli elementi per figurare la poesia. Da una parte c’è la musica della lira (oggi diremmo la forma: dallo schema fisso al verso libero), dall’altra il contenuto rappresentato da Euridice.
    Orfeo canta l’amore per la sua donna, sia in vita che in morte.
    Ed è quest’ultimo punto l’aspetto interessante che ha fatto di esso il mito per eccellenza, pari forse solo a quello di Psiche ed Amore.
    Euridice muore e scende come tutti i mortali nel regno dei morti.
    Destino a cui tutti si rassegnano, tranne Orfeo.
    Perché Orfeo non si rassegna e crede possibile un ritorno in vita della sua amata? Forse perché si sente una persona diversa da tutte le altre in virtù del canto che gli dà un potere speciale e a cui non si può negare nulla. La bellezza della poesia è una forza coercitiva, capace di sedurre chiunque e lui ne è conscio. Ecco perché si ritrova nell’ oltretomba a chiedere il ritorno di Euridice. Nessuno ha il potere di dirgli di no.
    Ma come può un mix di musica e amore cambiare la natura delle cose? Si tratta, da parte di Ade e Proserpina, pur sempre di acconsentire ad un atto contro natura in ossequio ad una richiesta umana.
    In realtà qui si gioca uno scontro di potere.
    Chiedendo ad Orfeo di non guardare la sua sposa si contrappongono due poteri. L’uno, è quello naturale sul morire, l’altro fittizio dell'arte di disporre di una forza che si crede illimitata.
    L’atto di Orfeo è sovversivo e debole nello stesso tempo in quanto compiuto da un esercito di parole e musica ma mancante di azione vera. D’altro canto portare alla luce la sposa equivale a vincere la guerra in virtù solo del fascino di un’implorazione. Le conseguenze però potrebbero essere disastrose.
    Dopo quella vittoria, cosa ne sarebbe stato del regno dei morti?
    Ade e Proserpina giocano d’astuzia per non perdere il loro regno creando un precedente e nello stesso tempo non essere accusati dagli altri di aver fatto una cosa ingiusta, rifiutando. Mettono alle spalle di Orfeo la sua amata ma gli impongono di non guardare, opponendo alla sua forza seduttiva la forza del dubbio e dell’incertezza. Cose di cui Orfeo non è padrone e che nessun uomo è capace di dominare.
    Affinchè il suo potere “poetico” diventi reale, necessita che l’azione venga portata a compimento. Ma è il potere del dubbio a prevalere.
    La forza della bellezza, il suo potere coercitivo diventano nulla se interviene il dubbio su quello che si sta realizzando. Solo mettendo a tacere il dubbio l’azione diventa positiva assumendo l'aspetto di fatto che si staglia sul nulla e la poesia… poesia. Che è la prassi di morso al cuore che sentiamo dentro di noi quando appunto la poesia è poesia ed è capace di cambiarci.
    Guardare in faccia Euridice equivale a far intervenire la razionalità sull’inconoscibile, la certezza della prova provata sul mistero della bellezza stessa (che non è solo musica ma necessita anche del corpo amato ) ed in definitiva equivale a rompere l’incantesimo della poesia.
    Sembra che sin dall’inizio si abbia questo concetto di intraducibilità in altri linguaggi della poesia cioè di questo mix di amore e morte, luce e tenebre, tragedia e gioia, inferno e paradiso che forse rappresenta il mondo in cui siamo già stati di cui parla M. G. Calandrone e che il poeta racconta al suono della lira.
    Ma c’è anche un insegnamento di fondo in questo mito. I poeti devono credere fino in fondo in sé stessi ed in quello che scrivono. In caso contrario si accorgeranno prima o poi di non avere dietro di sé che ombre vuote e fantasmi destinati al niente. Saper trasmettere il niente è il peggior delitto contro la poesia anche se i fiumi rallentano ed i venti smettono di soffiare.
    ciao franco



  • OFFLINE
    Versolibero
    Post: 500
    00 10/02/2016 17:07
    @ Sembra che sin dall’inizio si abbia questo concetto di intraducibilità in altri linguaggi della poesia cioè di questo mix di amore e morte, luce e tenebre, tragedia e gioia, inferno e paradiso che forse rappresenta il mondo in cui siamo già stati di cui parla M. G. Calandrone e che il poeta racconta al suono della lira.
    Ma c’è anche un insegnamento di fondo in questo mito. I poeti devono credere fino in fondo in sé stessi ed in quello che scrivono. In caso contrario si accorgeranno prima o poi di non avere dietro di sé che ombre vuote e fantasmi destinati al niente. Saper trasmettere il niente è il peggior delitto contro la poesia anche se i fiumi rallentano ed i venti smettono di soffiare.
    ciao franco



    Franco, sei un mito!
    Interessantissime considerazioni.


    ______________________________________________________________________________
    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
  • OFFLINE
    fabella
    Post: 2.239
    00 09/04/2016 09:45
    cripaf, 07/02/2016 19.21:


    Non si tratta che di questo: con la nuda potenza delle parole la poesia fa rinascere un mondo che conosciamo già, evoca qualcosa che non sappiamo e non possiamo esprimere che con la poesia (e, mi sento di aggiungere, con l’amore). La poesia ci riporta, come l'amore, in una casa che abbiamo abitato, chissà dove e quando, ci trasloca in un mondo dal quale proveniamo."



    Chissà perché leggendo questo brano mi è venuto da pensare al mito di Orfeo ed Euridice ed a una strana idea sulla “casa che abbiamo abitato” di cui parla la nostra autrice..
    Cosa c’entra Euridice con la poesia?
    Le difficoltà non nascono sull’identità e la natura di Orfeo. Di lui conosciamo il potere di incurvare i sassi lanciatigli contro, con la forza della lira che suonava divinamente. Sappiamo che incantava il mondo circostante, fossero animali, dei, piante e mostri. Di Euridice sappiamo invece solo che era una ninfa amata da Orfeo e che morì per un morso di serpente sfuggendo alla avances di un suo spasimante.
    Ecco secondo me qui ci sono tutti gli elementi per figurare la poesia. Da una parte c’è la musica della lira (oggi diremmo la forma: dallo schema fisso al verso libero), dall’altra il contenuto rappresentato da Euridice.
    Orfeo canta l’amore per la sua donna, sia in vita che in morte.
    Ed è quest’ultimo punto l’aspetto interessante che ha fatto di esso il mito per eccellenza, pari forse solo a quello di Psiche ed Amore.
    Euridice muore e scende come tutti i mortali nel regno dei morti.
    Destino a cui tutti si rassegnano, tranne Orfeo.
    Perché Orfeo non si rassegna e crede possibile un ritorno in vita della sua amata? Forse perché si sente una persona diversa da tutte le altre in virtù del canto che gli dà un potere speciale e a cui non si può negare nulla. La bellezza della poesia è una forza coercitiva, capace di sedurre chiunque e lui ne è conscio. Ecco perché si ritrova nell’ oltretomba a chiedere il ritorno di Euridice. Nessuno ha il potere di dirgli di no.
    Ma come può un mix di musica e amore cambiare la natura delle cose? Si tratta, da parte di Ade e Proserpina, pur sempre di acconsentire ad un atto contro natura in ossequio ad una richiesta umana.
    In realtà qui si gioca uno scontro di potere.
    Chiedendo ad Orfeo di non guardare la sua sposa si contrappongono due poteri. L’uno, è quello naturale sul morire, l’altro fittizio dell'arte di disporre di una forza che si crede illimitata.
    L’atto di Orfeo è sovversivo e debole nello stesso tempo in quanto compiuto da un esercito di parole e musica ma mancante di azione vera. D’altro canto portare alla luce la sposa equivale a vincere la guerra in virtù solo del fascino di un’implorazione. Le conseguenze però potrebbero essere disastrose.
    Dopo quella vittoria, cosa ne sarebbe stato del regno dei morti?
    Ade e Proserpina giocano d’astuzia per non perdere il loro regno creando un precedente e nello stesso tempo non essere accusati dagli altri di aver fatto una cosa ingiusta, rifiutando. Mettono alle spalle di Orfeo la sua amata ma gli impongono di non guardare, opponendo alla sua forza seduttiva la forza del dubbio e dell’incertezza. Cose di cui Orfeo non è padrone e che nessun uomo è capace di dominare.
    Affinchè il suo potere “poetico” diventi reale, necessita che l’azione venga portata a compimento. Ma è il potere del dubbio a prevalere.
    La forza della bellezza, il suo potere coercitivo diventano nulla se interviene il dubbio su quello che si sta realizzando. Solo mettendo a tacere il dubbio l’azione diventa positiva assumendo l'aspetto di fatto che si staglia sul nulla e la poesia… poesia. Che è la prassi di morso al cuore che sentiamo dentro di noi quando appunto la poesia è poesia ed è capace di cambiarci.
    Guardare in faccia Euridice equivale a far intervenire la razionalità sull’inconoscibile, la certezza della prova provata sul mistero della bellezza stessa (che non è solo musica ma necessita anche del corpo amato ) ed in definitiva equivale a rompere l’incantesimo della poesia.
    Sembra che sin dall’inizio si abbia questo concetto di intraducibilità in altri linguaggi della poesia cioè di questo mix di amore e morte, luce e tenebre, tragedia e gioia, inferno e paradiso che forse rappresenta il mondo in cui siamo già stati di cui parla M. G. Calandrone e che il poeta racconta al suono della lira.
    Ma c’è anche un insegnamento di fondo in questo mito. I poeti devono credere fino in fondo in sé stessi ed in quello che scrivono. In caso contrario si accorgeranno prima o poi di non avere dietro di sé che ombre vuote e fantasmi destinati al niente. Saper trasmettere il niente è il peggior delitto contro la poesia anche se i fiumi rallentano ed i venti smettono di soffiare.
    ciao franco







    il mito sta nel nostro DNA. è l'elemento che le scienze psichiatriche hanno a supporto per comprendere il male o la gioia di vivere. credo sia una delle chiavi più profonde, anche per comprendere la poesia. il mezzo per arrivare all'ultimo strato del nostro inconscio. un autore, come del resto è capitato a Pietro, non può non apprezzare e fare tesoro immenso di queste tue interpretazioni.

    fammi sapere a che punto sei con l'intenzione che mi hai manifestato in privato, riguardo questo tuo alticolo.

    buon sabato, Franco [SM=g2834784]
    [Modificato da fil0diseta 09/04/2016 10:04]



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)